La Pioggia
Tempo di lettura: 4 minuti“Hot sticky scenes, you know what I mean…”
Ecco, questo è il primo impatto che si ha col testo di ‘Rain’, The Cult, roba di 34 anni fa. Certo, è uno dei brani più famosi dei The Cult, ma andiamo decisamente con ordine.
A noi piace iniziare direttamente coi fatti, poi passeremo alle parole, quindi qui sotto trovate quella che è la versione #Room120 di Rain. L’immagine di Preview vede già la Gold di Lorenzi Guitar, il Lamina (personale di Illo, poi vi raccontiamo nella #LiveTechReview) e Marco che urla qualcosa di ancora non ascoltabile.
Cliccate su play e ci vediamo dopo
Avete ascoltato con cura? Avete preso appunti? Bene, allora cominciamo:
La Band
The Cult, il Culto, la band è inglese, affonda le zampine nel retroterra culturale dei primi anno ’80 nelle terre della Regina Elisabetta e degli Highlander (il fatto che entrambe queste figure mitologiche siano messe a fianco non è del tutto casuale, pare che Connor MacLeod fosse compagno di classe di Elizabeth Alexandra Mary Windsor, ma sono solo illazioni).
Sono arrivati a noi dopo una serie di periodi molto produttivi, alternati a periodi di stop: dopo i primi dieci anni molto interessanti iniziando in sordina, esplodendo con il secondo album ed avendo come apertura di concerti una band che all’epoca era quasi sconosciuta e stava iniziando a far volare il loro album di debutto chiamato “Appetite for Destruction”(non so se li avete mai sentiti, o se avete sentito questo album, pare sia stato venduto in tante copie e abbia come singoli brani come “Welcome to the Jungle“, “Paradise City” and “Sweet Child o’ Mine“) decisero una rottura nel 1995, durante il Black Rain tour in Sudafrica.
Per inciso, fino ad allora, avevano pubblicato:
- Dreamtime (1984)
- Love (1985 – che interessa a noi)
- ELEctric(1987)
- sonic temple(1989
- ceremony(1991)
- the cult(1994)
Dopo lo stop durato 4 anni, Astbury e Duffy riformarono la band con Matt Sorum e il bassista Martyn LeNoble.

Mr Matt Sorum
La Reunion durò soltanto 2 anni abbondanti, con un disco (Beyond Good and Evil) e numerosi cambi di musicisti (beh, se contiamo il periodo precedente, Astbury ha cambiato più batteristi che mutande)
Nel 2002 Astbury dichiara la band “congelata” a tempo indefinito, e per altri tre anni e mezzo si dedica (e anche gli altri, per capirci, non è che stanno con le mani in mano) ad altri progetti, un album solista e tante altre cose che non mi va di raccontarvi qui, avete Wikipedia, leggetevelo li.
Infine la seconda Reunion, nel 2007 ha visto finalmente John Tempesta sedersi sullo sgabello della batteria che aveva ospitato almeno una decina di musicisti prima di lui, Chris Wise al basso e alla voce (almeno per una decina di anni) e Mike Dimkich alla ritmica (sempre per 6/7 anni). La formazione in questione è stata forse la più duratura e stabile, se cercate di dipanare i vari scambi di musicisti capite che la musica di band come The Cult è fatta da una costellazione di musicisti che si alternano e si sono scambiati intorno alle figure di Ian Astbury e Billy Duffy. Come loro trovate valanghe di musicisti che hanno preso parte a band storiche, e spesso non ce ne si rende conto.
Dave Grohl ad esempio, durante l’ingresso nella Rock & Roll Hall Of Fame dei Nirvana ricordò che lui era il QUINTO batterista dei Nirvana (ringraziando signorilmente gli altri 4) e il pubblico mostrò stupore.
Ma passiamo ora a….
Il Brano
Qui a fianco vi lascio la copertina del disco Love (1985) da cui sono stati estratti tre singoli: “She Sells Sanctuary“, “Rain” e “Revolution” (si, vi lascio i link se foste curiosi).
Rain è un brano molto evocativo, è il singolo, o meglio IL SINGOLO che la band fece uscire precedendo il lancio del disco il 27 settembre del 1985, noi abbiamo scelto di pubblicare il video in occasione dell’uscita del disco stesso “Love” il 18 ottobre dello stesso anno.
Tal disco è stato uno dei “lanci” interessanti della band. Uscito appena Astbury e Duffy si trasferirono a Londra.
Nell’intro vi ho scritto:
“Hot sticky scenes, you know what I mean…”
Questa è la prima immagine che il testo ci racconta, questo è il primo schiaffo che Ian Astbury usa per calarci in un ambiente caldo, umido e appiccicoso. Pare infatti che il testo sia stato scritto da Astbury dietro una ispirazione di una Danza della Pioggia di una tribù nativa americana (Gli Hopi), ma il tutto si presta a una dozzina di interpretazioni che con la danza della pioggia c’entrano veramente poco.
….you know what I mean
Il brano dura 3:55, ha una intro estremamente caratteristica, usata durante i concerti come LUUUNGA introduzione spesso parlata.
Le strofe sono due, identiche, ipnotiche seguite da un ritornello. La prima è cantata soft, mentre la seconda è più spinta.
La chitarra che esegue il riff nell’intro, lo eseguirà anche nei ritornelli, la batteria e il basso sono molto “dritti”, molto incastrati nel rock British anni ’80, molto diretti e precisi senza particolari fronzoli.
A 2:40 il brano, esaurite le strofe, ha una parte più evocativa, il lancio dell’assolo che riprende molto il riff portante del brano, il tutto costruito sulla voce di Astbury che continua a ripetere “Rain” e “Here comes the rain”, riprendendo forse il tema centrale della danza della pioggia.
La versione Room120
120 secondi è il limite che ci siamo imposti per questo lavoro, ne abbiamo impiegati 4 meno.
L’intro originale viene accorciata e riassunta partendo dal riff principale che porta l’intero brano.
Il primo minuto viene “dedicato” a strofa e ritornello, per passare direttamente sulla parte del lancio del solo e la finale parte di cori.
Il riarrangiamento ci ha anche portato ad aumentare i BPM (battiti per minuto) da 122 a 132, dando una spinta decisamente più marcata e dettata da Alessio e dal suo drumming potente.
Per i riferimenti al gear, alle chitarre, al basso e all’effettistica, vi rimando ovviamente al nostro articolo sulla #LiveTechReview
Cosa posso aggiungere? Il brano è molto, molto divertente, nella sua versione live rende ed è sempre molto apprezzato da ogni pubblico, soprattutto se over 30 in quanto dà una notevole spinta con quella cassa in 4 e il basso molto quadrato.
Sperando vi sia piaciuto come tutti gli altri MERAVIGLIOSI video di Room120, vi diamo appuntamento alle prossime pubblicazioni.
Intanto….scartabellatevi gli altri.
MANUELA
18 Ottobre 2019 09:39Questo è un pezzo che mi è sempre piaciuto; fa parte della mia cultura rock da tanto tempo ma la vostra versione è particolarmente potente e bella; ogni volta che la proponete in giro, ti coinvolge e ti spinge a cantare a squarciagola e a ballare immediatamente…
Personalmente, uno dei miei brani preferiti nei vostri live (anche se ormai lo sono tutti!!!).
Quindi, grazie Roommates per averlo inserito in Room120… ci speravo.
Manuela