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L’importanza del tempo (come odiare i Talent)

Tempo di lettura: 6 minuti

“It’s times like these you learn to love again”

Iniziare col botto: “è in tempi come questi che impari ad amare di nuovo”. Profondo. Da lasciare senza fiato.

Lo si pubblica oggi perché è il 22 Ottobre, data di uscita di One By One, quarto album della band Foo Fighters. Effettivamente è uscito il 22 Ottobre 2002. Datata, ma di una potenza attuale. Quasi futura.

A noi piace iniziare direttamente coi fatti, poi passeremo alle parole, quindi qui sotto trovate quella che è la versione #Room120 di Times Like These. E’ uno dei nostri brani preferiti della Prima stagione di #Room120.

Cliccate su play e ci vediamo dopo

In effetti la preview vede Marco e Danny che ridono. Un buon inizio. Vi è piaciuta?

Allora fatevi raccontare perché con Roommates abbiamo deciso PROPRIO questo brano.

La band – Foo Fighters

Tutto comincia in modo diverso. Per chi non conoscesse questa band potente, meravigliosa e soprattutto votata a mille gesti interessanti grazie al loro frontman, vi lascio qualche solito appunto.

Si. Potreste leggervi il tutto su Wikipedia, ma non sarebbe interessante come qui. In fin dei conti la differenza la fa il punto di vista, e quello di un anonimo autore di Wiki non è coinvolgente. Non trovate?

Bene (presupponendo che mi abbiate dato ragione), inizierò parlandovi di questo uomo che vedete nella foto, qui a fianco. Lui si chiama David Eric Grohl detto Dave, un giovanotto (o un cinquantenne) dell’Ohio che ha la fortuna di suonare qualsiasi strumento gli passi per le mani. Nella foto di sinistra ha una particolarità: era il 1990, aveva appena smesso di suonare con gli Scream (sua band da quando era pischello) ed aveva ricevuto le richiesta da un certo Krist di andare a sentire la band di cui Krist e il suo amico Kurt facevano parte.

Su questo aneddoto Grohl racconta che andò a sentire il concerto di questa band di Krist e Kurt, ma rimase tutta l’esibizione fuori a parlare con un amico, per poi dire al biondo cantante “Si, siete fortissimi!”.

Kurt – Krist – Dave

Quella band poi lo chiamò, per sostituire il batterista (era il terzo o quarto che si alternava su quello sgabello). Da lì, dal 1990 le cose cambiarono. Dave, Krist e Kurt, e la loro band Nirvana, avrebbero fatto uscire Nevermind. Dischetto che ha venduto solo 24 milioni di copie, dando una spinta esagerata al Grunge e portandolo a livello mondiale.

 

 

Fondamentalmente un disco planetario.

  • Come as you are
  • smell like teen spirit
  • in bloom
  • lithium

Sono i singoli di quel disco. Se non li conoscete, ora, aprite una altra tab sul browser (se non siete capaci, vi leggete la guida di Salvatore Aranzulla ) e vi ascoltate quei quattro brani nominati. E se non ne conoscete anche solo uno, comunque, cospargetevi il capo di cenere.

Torniamo a Dave, se no mi perdo. Dave era famoso, bravo a suonare, con un notevole carisma, non fosse che Kurt Cobain ne aveva uno GIGANTE. GIGANTE. Ma costretto alla fine che tutti sappiamo nell’aprile del 1994.

Da lì Grohl prepara un disco da solo. Suona tutto. Canta. Sceglie il nome con cui i piloti della Seconda Guerra Mondiale chiamano gli oggetti volanti che non capiscono o non riescono ad identificare: Foo Fighters. Non è ancora la iena da palco che conosciamo, ma è comunque pro. Lì inizia la rinascita: rifiuta un paio di band giganti che lo vogliono alla batteria, dopo non molto prende un po’ di musicisti che sarebbero rimasti con lui fino a stamattina (non ho informazioni da pranzo in poi).

E…voilà. I Foo Fighters, band potente, sempre in tour, che ha sfornato perle come Everlong, My Hero, Learn To Fly, All My Life, Best of You. Ha dischi d’oro, platino, e pure dischi di vibranio e adamantio (no, lo so che non esistono, ma se no vi annoiate a leggere elenchi)

La band ha otto album, innumerevoli live. Collaborazione con qualsiasi gigante della musica. In sintesi. Fanno paura. 

L’odio viscerale per i Talent

Oltre a questo potremmo aggiungere aneddoti sparsi, ma vorrei soffermarmi su un punto in comune con lui che ci rende fieri di pensarla allo stesso modo: “l’odio recondito che Grohl nutre nei confronti dei Talent” e la condivisibile visione secondo cui la musica si fa per gradi.

Si, perché per noi e per lui (sotto sotto) per quanto riguarda “cominciare a fare musica”, si parte dal garage, dalla cameretta, si parte dal telefonare agli amici per trovare il chitarrista o il batterista, si parte dal mettere al basso quello che suona peggio, un po’ come si faceva al campetto quando si prendeva quello coi piedi a forma di ferro da stiro e lo si metteva in porta.

Dopo questa fase si prova, a lungo, si provano le cover, si impara a mettere quel maledetto SOL quando serve, si impara che non si deve suonare più forte degli altri a tutti i costi, anche se fa godere parecchio. Si studia Come As You Are, o Smoke on the Water. Si sbaglia e si ride.

Poi arriva la prima serata con la zia che ti viene a sentire, poi si fa di più, si fa il concorso che non serve a nulla (per i motivi simili a quelli del Talent), si girano tutti i locali della zona (“Quanta gente mi porti?“), poi la zona diventa più ampia, poi arrivano i dischi, uno alla volta, con sudore e tanto tanto lavoro.

Poi? Poi si scrive su un blog, perché qualcuno ha piacere a sapere come la pensi oltre che apprezzare la tua musica. (questa era vagamente autocelebrativa, potete fingere di non averla letta).

Poi…poi non lo so, poi si continua a lottare in un ambiente fatto di squali. Si cerca di ritagliarsi un istante, un respiro, si cerca di poter condividere con più gente possibile qualcosa che si pensa BELLO, perché la Musica è anche questo: rendere qualcuno che non conosci partecipe della tua bellezza che hai concretizzato in note, in pause, in parole e in feeling.

Per questo si odiano i Talent, si odia il carrozzone mediatico che di musica non ha nulla e non crea nulla. Per la definizione mi faccio aiutare da Lui, in quanto tutto si riassume con la critica aspra di Grohl:

Non voglio che mio figlio pensi che l’unico modo per diventare un musicista sia quello di presentarsi ad un concorso di canto, stare di fronte ad un multimiliardario che ti dice che non sei un buon cantante. Non credo che sia il modo giusto per cominciare una carriera e soprattutto a mio avviso non è questo il senso di fare musica”.

Ma ora, dopo aver parlato della band, e dell’odio che ci unisce a Grohl, passiamo a….

Il Brano

Qui a fianco, come per altri brani, vi riporto la copertina del disco: One By One da cui è tratta Times Like These.

Un cuore. Nero. Direi che ci piace un sacco. Se vedete la copertina di Times Like These come singolo è un po’ differente, ma non vi racconto la differenza, guardatevela :p 

Dallo stesso disco abbiamo quattro singoli:

  1. All My life (pezzo pazzesco!)
  2. times like these (siamo qui per questo)
  3. low (altro pezzaccio)
  4. have it all (questa ci piace un po’ meno)

Ma parliamo di Times Like These. E’ particolare, ha un tempo non usuale, il 7/4 nell’intro (e la stessa struttura la ritroviamo dopo la metà del pezzo). Grohl su ogni inizio di strofa usa un bel delay, un effetto che ripete la prima parola.

Il brano dura 3:50, nella versione da disco, è molto radiofonico quindi. Se lo sentite live, invece, dura anche tempi biblici, in quanto la band usa jammare durante la parte centrale. Il tempo standard è 145 BPM, ben sostenuto.

Il testo è  molto dolce nel ritornello. Dice che è in momenti come questi, in tempi come questi, che noi impariamo a vivere di nuovo, impariamo a dare ed impariamo ad amare.

 

La versione Room120

Dovendo accorciare i quasi 4 minuti in solo 2 (scarsi) abbiamo optato per scelte quasi obbligate. Intanto siamo rimasti quasi 4 secondi sotto il limite dei due minuti (anche se il video tra la Porta e i titoli di coda dura due minuti e mezzo), abbiamo guadagnato 6 bpm, portandolo a 151, questo ci ha dato un po’ di tiro in più e ci ha permesso di “starci dentro”.

Il brano è cantato da Danny, inizia “Così, de botto” (amo citare Boris) subito dalla prima strofa, lancia sul ritornello che è cantato a due voci e mantiene MrBreeze sul fraseggio di chitarra senza voce.

La seconda strofa prosegue regolarmente, come nella versione originale e lancia nello stesso modo sul ritornello (il secondo), che però termina con la chiusura, eliminando tutta la parte dei 7/4 successivo che tanto piace nelle versioni live, ma che per ovvi motivi vi ascoltate nella versione originale e non vi lamentate. (si fa per scherzare)

Questo brano, venendo dalla prima stagione di Room120 non ha una #LiveTechReview, l’unica cosa da notare (oltre alla bellissima maglia di Alessio) è la chitarra di Mr Breeze, la Dave 01 che è la custom introvabile forgiata presso il Monte Fato con il materiale dell’Unico Anello.

Che altro dire? Se avete domande o qualsiasi commento, potete inserirlo qui sotto, sarà nostra cura rispondervi quanto prima.

 

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….

Forse.

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