Ottant’anni di collant con i Black Sabbath
Tempo di lettura: 4 minutiCosa c’entrano i Black Sabbath con gli ottant’anni dei collant? E come si collega tutto ciò a Woody Allen? Continua a leggere e lo scoprirai.
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Bè magari non proprio subito. Ci vorrà un po’ di pazienza ma ti assicuro che troveremo un filo conduttore. Proviamo a partire dal cinema. Nel 1999 esce “Accordi e disaccordi”, un mockumentary (falso documentario) diretto da Woody Allen in cui Sean Penn, Uma Thurman e Samantha Morton mettono in scena una storia ispirata alla vita di Django Reinhardt. Reinhardt fu un apprezzato banjoista che a seguito di un brutto incidente vide compromessa la sua carriera di musicista.
Siamo agli anni ’30. Fuori dalla finzione cinematografica (e dall’ospedale) Django iniziò a suonare la chitarra con anulare e mignolo atrofizzati. Trasformò così la sua sfortuna in un’invenzione rivoluzionaria che cambiò la storia del jazz, arricchendola con la nuova tecnica della “rullata di scala cromatica” con un solo dito, che oggi padroneggiano tutti i jazzisti manouche.
Accordi e disaccordi
Come spesso accade, il titolo italiano del film non ha nulla a che fare con quello originale e per coerenza non ha nulla a che fare nemmeno con quello che volevo raccontare. Diciamo che mi è caduto dentro al testo e adesso devo trovargli un senso. Che poi, alla fine, il filo logico c’è. Per l’esattezza è un filo di nylon, la cui storia volevo in qualche modo raccontare, partendo dal momento in cui è entrato nel mondo della moda. Nessun riferimento al nylon delle corde della chitarra classica, quindi. Si parla di collant, intreccio di fili che forma un capo controverso – perché spesso considerato molto meno sensuale rispetto a guêpière e reggicalze – che mi ha fatto venire in mente la parola disaccordo, così musicalmente attraente e così maledettamente responsabile di questo sproloquio.
80 anni di accordi e disaccordi
Volevo parlare delle calze di nylon, che ottant’anni fa sostituirono in larga scala quelle in seta. Furono vendute per la prima volta il 25 Ottobre 1939 dalla DuPont Company, che a Wilmington in Delaware ne vendette 4000 modelli in sole 3 ore. Giusto per contestualizzare, successe nello stesso anno in cui uscì il singolo “Roll ‘Em Pete”, di Big Joe Turner, considerato uno dei precursori del Rock and Roll. Una vera e propria rivoluzione durata mezzo secolo, che attese vent’anni prima di essere definitivamente consacrata. E non sto parlando (solo) del rock.
La data ufficiale è il 1959, quando Allant Gant inventò i “pantyhose”, collant in nylon disponibili in vari colori e a un prezzo più accessibile. Da questo momento in poi, partì la grande produzione che comprese anche autoreggenti e gambaletti (ahinoi). I nuovi collant vestirono le gambe di piccolo e grande schermo, da Marilyn Monroe a Brigitte Bardot. Siamo tra il 1950 e il 1960: si ascoltava Elvis Prestley e il conduttore radiofonico Alan Freed aveva inventato il termine “Rock and Roll”. Erano gli anni degli audaci look da pin-up, degli shorts a vita alta e delle minigonne, stili che non sarebbero potuti esistere senza l’invenzione e la diffusione dei collant in nylon.
Dal fil rouge al fil noir
A questo punto il fil rouge del discorso sembra essere piuttosto noir. Nero come la linea della cucitura posteriore dei collant, riga che negli anni ’40 le donne disegnavano direttamente sul polpaccio perché l’impiego del nylon era riservato esclusivamente alla produzione di paracaduti e tende per soldati. Un filo black, come i Black Sabbath, (dei quali abbiamo un contributo musicale da #Room120).
Il gruppo nella lista dei 100 migliori artisti secondo Rolling Stone, che si è guadagnato la Rock and Roll Hall of Fame e che… Adesso che cosa c’entrano i Black Sabbath con le calze? Nulla ovviamente. A parte quella storia che riguarda Sabotage:
pare che il giorno dello shooting per la copertina dell’album – il quale fu motivo di “disaccordo” (occhiolino) tra i fan per il suo stile sperimentale – il batterista Bill Ward si fosse presentato senza pantaloni e che fosse stato costretto a
chiedere in prestito un paio di collant rossi a sua moglie.
Sarà da lì che arriva il fil rouge di cui sopra?
Resta il fatto che i Black Sabbath non hanno nulla a che vedere con gli accordi e i disaccordi di Woody Allen. O forse no. C’è da dire che Tony Iommi, fondatore e leader dei Black Sabbath e unico componente fisso della band, cadde in depressione a seguito di un incidente in fabbrica, durante il quale si amputò le falangi di medio e anulare. Il suo capo gli prestò dei dischi di un musicista jazz, tale Django Reinhardt (occhiolino) che pare gli diedero la forza necessaria per continuare a suonare la chitarra. E per dare vita all’Heavy Metal.
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Metal come i leggings proposti nelle collezioni autunno/inverno della… No dai scherzo.
No, non è vero. Sono serissima.
Manuela
20 Aprile 2020 21:54Visto che ad ottobre, pur avendolo letto, non avevo commentato questo primo articolo di Damiana, lo faccio ora????.
Parlando di “accordi”, potrei dire che un’ altra cosa che accorda i collant e il rock ‘n’ roll è che entrambi all’ inizio furono visti con parecchia diffidenza prima di diventare i primi un indumento di massa e il secondo un genere musicale di massa, per poi essere nel tempo indispensabili. Con la loro innovazione, sia i collant che il rock hanno aperto la strada ad un cambiamento, senza ritorno, degli usi, dei costumi, dei gusti e dei riferimenti della società.
Tornando all’ accessorio di nylon che assicurò un futuro di maggiore libertà e comodità delle donne, sollevandole dalla schiavitù del reggicalze e dei gancetti, fu già indumento del futuro indosso alla bellissima Jane Fonda nei panni dell’ avventuriera spaziale con stivali super sexy e sguardo aggressivo “Barbarella”, nell’ omonimo film del 1968. Erano collant neri con intrecciati fili argentati (l’intreccio dei fili alla fine torna sempre????) ricordano molto alcuni modelli della stagione autunno/inverno appena passata…????
DB
21 Aprile 2020 10:59Devo dire che uno degli aspetti più piacevoli di Note di Stile è quello di lavorare trama e ordito insieme a voi. Sono contenta di leggere queste tue considerazioni: musica e moda in fondo non fanno che raccontare la stessa storia, che poi è quella che viviamo noi ogni giorno. Tra l’altro, come hai giustamente sottolineato, la storia tende a procedere per cicli, soprattutto in questi ultimi anni, in cui in ogni collezione troviamo spunti per affrontare un nuovo viaggio.
Manuela
21 Aprile 2020 20:54Mi fa piacere che nei tuoi intrecci possa inserirsi qualche “mio” filo! ????????
DB
21 Aprile 2020 22:03Anche a me ????